L'odio contro i migranti, alimentato dalla disinformazione, ha inondato i social media dopo un'aggressione a Torre Pacheco, nella regione spagnola di Murcia, con una valanga che si è concretizzata in violenti scontri nella città.
Nelle prime ore del 9 luglio, Domingo Tomás, un 68enne residente a Torre Pacheco, è stato aggredito da alcuni giovani mentre passeggiava; lo stesso giorno la polizia locale ha pubblicato su Facebook un messaggio che informava dell'arresto di due giovani coinvolti nell'aggressione.
Un giorno dopo, giovedì 10 luglio, l'unico dettaglio emerso sull'accaduto è che uno degli aggressori potrebbe essere di origine nordafricana.
La mattina stessa, le prime voci sull'evento hanno iniziato a diventare virali: un vecchio video di un'altra aggressione e un'immagine con la presunta identità degli autori, falsità che si sono diffuse rapidamente sui social media, plasmando la narrazione nelle prime 72 ore da quando l'attacco è diventato pubblico.
Un'analisi dei post sulla piattaforma di social media X mostra che il fact-checking è riuscito a limitare la diffusione di queste voci.
Tuttavia, questo sforzo si scontra con la natura stessa dei social network come X, i cui algoritmi premiano gli argomenti controversi, come ha spiegato recentemente a Lusa Cristiane Miranda, cofondatrice del progetto "Agarrados à Net": "l'algoritmo tende a favorire ciò che è controverso, divisivo e scioccante".
L'algoritmo favorisce i contenuti di scarsa qualità, a scapito di quelli informativi, divertenti o educativi di alta qualità".
Secondo un rapporto dell'Osservatorio spagnolo sul razzismo e la xenofobia (Oberaxe), questi contenuti falsi servivano a rafforzare gli stereotipi negativi, a disumanizzare i gruppi e a creare un clima di paura e insicurezza nel comune in questione.
L'agenzia di stampa spagnola riferisce che, in questo caso, la disinformazione ha agito da catalizzatore per l'incitamento all'odio, anche perché, il giorno successivo all'attacco, sono apparsi online i primi appelli a "cacciare" gli immigrati nella località.
Nelle prime 72 ore, i messaggi di odio hanno raggiunto una media di 57 repost per messaggio, rispetto ai 32 degli altri.
Ciononostante, la maggiore rilevanza dell'evento ha successivamente contribuito a una diminuzione dei messaggi di odio (39 repost per messaggio), ma sono aumentate le affermazioni razziste rivolte principalmente alle persone provenienti dal Nord Africa.
Un'analisi delle parole più utilizzate nei messaggi postati su X durante gli scontri rivela che "immigrati" è la parola più ripetuta nei messaggi di odio sul social network ed è usata negativamente sette volte su dieci.
Anche il termine "violenza" è citato nel 65% dei messaggi di odio, con le parole "caccia", "bastoni" o "botte" presenti in più della metà delle dichiarazioni discriminatorie.
L'analisi rivela che i messaggi di odio pubblicati sul social network X sui fatti di Torre Pacheco utilizzano un linguaggio disumanizzante, attribuiscono comportamenti individuali alla collettività e incitano alla violenza.
Il monitoraggio dell'Osservatorio europeo dei media digitali (EDMO) per il mese di luglio ha rivelato che il Portogallo ha contribuito all'aumento della disinformazione sull'immigrazione, con l'argomento che ha raggiunto un livello record dall'inizio del monitoraggio dell'osservatorio.
Secondo l'EDMO, il Portogallo ha contribuito all'aumento della disinformazione sull'immigrazione, mettendo in evidenza la falsa narrativa secondo cui gli immigrati hanno la priorità sui cittadini portoghesi nell'iscrizione a scuola.
L'organizzazione rileva inoltre che gli eventi di Torre Pacheco hanno portato a una diffusa disinformazione in tutta Europa, incitando alla violenza e al razzismo.